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A volte è meglio tacere e dare l'impressione di essere idioti, invece che parlare e darne la conferma.

martedì 19 aprile 2011

Pensieri su "Coltivare le connessioni"

L’idea che sarebbe un errore ritenere queste (le grandi mutazioni della nostra epoca) una novità senza precedenti che turbano e sconvolgono una condizione di equilibrio mi convince davvero tanto; pensare che il cambiamento radicale e straordinariamente veloce sia una caratteristica degli anni 2000 sembra più che altro uno slancio di narcisismo. Il secondo punto che ho osservato è che la rete, esattamente come gli insediamenti umani, si sviluppa in piena autonomia da ogni regolazione esterna, ma stabilisce da sé i suoi modi, i suoi tempi e i suoi spazi. La rete non è nata per un particolare fine si è sviluppata e probabilemente se mai dovesse esaurire la sua utilità verrà soppiantata da qualcos’altro.

Forse, il risultato dell’indagine scientifica più significativo nel XX secolo è stato proprio quello di riconoscere i propri limiti in una grande varietà di campi: questa verità storica, accettata da molti studiosi, in realtà mi sembra che sia ignorata (forse volutamente, perché fa paura) negli ultimi anni e anzi vi è quasi una “Religione della scienza”, con una fiducia illimitata nelle possibilità dell’uomo.

La scolarizzazione della società ha portato effetti catastrofici; in realtà c’è qualche timido e inadeguato tentativo di recuperare quelle conoscenze perdute. Oggi nelle scuole elementari portano i bambini nelle fattorie a vedere com’è fatta una gallina. In ogni caso non ci si spinge molto più in là: probabilmente bambini, genitori e insegnanti valutano queste esperienze come niente di più di una piacevole e bizzarra digressione dal mondo reale. Effettivamente viene da pensare che la scolarizzazione abbia portato solo rigidità e abbia anzi tolto spazio di manovra al singolo.

Non sono del tutto d’accordo che la scuola non serva ad inserire l’idividuo nella società e a prepararlo per le sue future occupazioni. Tanti devono svolgere lavori noiosi e ripetitivi (almeno apparentemente, poi, de gustibus non est disputandum), esattamente come ascoltare immobili e impassibili un professore per ore in classe o legarsi a una sedia per costringersi a fare i compiti.

Decisamante gli strumenti informatici non sono né buoni né cattivi, come del resto tutte le invenzioni dell’uomo, l’energia nucleare, la polvere da sparo o una mazza da baseball.

1 commento:

  1. La parte del legarsi alla sedia per fare i compiti mi è familiare... propongo una gita in fattoria nel futuro immediato.

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